Assenteismo dipendenti

L’assenteismo si verifica quando un lavoratore non si presenta sul luogo di lavoro senza alcuna giustificazione o paventandone alcune corroborate da attestazioni formali, di dubbia provenienza ed onestà come attestati comprovanti l’assenza dal luogo di lavoro per finta malattia. Ciò comporta l’assenza di questo lavoratore per lunghi periodi, continuativi e/o ripetuti per sua volontà.

Di solito la causa principale è riconducibile alla malattia che, insindacabile diritto, diventa per gli assenteisti, motivo per poter rimanere a casa quando non è reale, oppure quando non è effettivamente così grave da giustificare un’assenza prolungata più del dovuto. Bisogna pur indagare, però, sulle cause addotte per ciò che concerne queste presunte malattie e capire se ciò è sintomatico di un sistematico privo di giustificazioni comportamento oppure se scatenato da un disagio proprio nel luogo di lavoro.

Incomprensioni in ufficio, prevaricazioni ingiuste, demansionamenti, continue amarezze, un cattivo rapporto con i colleghi e con il capo, sono tutte cause che inducono nel lavoratore un senso di disaffezione e lo induce a prendere dei giorni di malattia per potersi assentare. Spesso è lo stesso ambiente lavorativo ad indurre in uno stato di sofferenza il lavoratore perchè sottoposto a troppo stress, oppure in ambiente non consono alla salute, oppure per il senso di precarietà indotto dai contratti, od ancora per una scarsa retribuzione non corrispondente alle proprie capacità od al proprio impegno.

Il risultato di tutto ciò è uno stato sempre più di mancanza di autostima e conseguente perdita di interesse.. Tutto ciò incide sulla produttività del lavoratore e per assenteismo si intendono anche i frequenti ritardi od assenze non giustificate di breve entità. Da non considerare assenteismo, invece, le manifestazioni di carattere sindacali come le assemblee e gli scioperi che sono un diritto basilare riconosciuto al lavoratore per sollevare problemi reali e cercare anche di proporre delle soluzioni ad essi.
L’assenteismo è un fenomeno sociologico che dipende sia dal comportamento del singolo che dalle condizioni del lavoro nel suo insieme che devono essere inversamente proporzionali. Infatti, tanto più le condizioni di lavoro sono ottimali, e non soltano in termini di retribuzione, tanto minore è la percentuale di assenteismo.
Negli ultimi anni, l’inasprimento tra lavoratori e responsabili del lavoro è divenuto sempre più acceso e questo non ha fatto altro che infondere nel lavoratore, con sempre meno possibilità lavorative a disposizione ed adeguate alla propria formazione personale, un generale senso di sfiducia e pessimismo.

Esistono formule per poter calcolare l’assenteismo, il che si traduce anche in una percentuale da poter applicare per le retribuzioni basate sulla presenza.
Per ciò che riguarda l’assenteismo dal punto di vista normativo, questo non viene valutato come giusta causa per un licenziamento. Vengono considerate valide le direttive della comunità europea secondo le quali si può agire nel controllo della malattia, che deve sempre essere giustificata da certificazione medica e che non deve superare le 52 settimane l’anno, direttive che sono in vigore nella maggior parte dei paesi europei. Ancora più strette sono le fasce orarie per i controlli medici, ora, aumentate di molto nella giornata, riducendo la possibilità di uscita. Inoltre sono previste mancati pagamenti per le indennità di presenza, a seconda dei contratti collettivi e di lavoro, per un tot di giorni, all’inizio della malattia.
Tutto ciò, di fatto, ha ridotto in maniera troppo poco rilevante gli atteggiamenti negativi degli assenteisti e sicuramente, di fatto, non ne ha migliorato le loro prestazioni. Sicuramente, invece, ha peggiorato spesso ed anche di molto, il trattamento economico di chi deve usufruire della malattia per una situazione di effettiva necessità, partendo dal presupposto che i lavorativi siano tutti colpevoli e che vadano puniti a prescindere.